28/03/2012 - 00106 Tomas69
Gentile Dr. Mario Corcelli, riporto esattamente tutto ciò che ho esposto ad un medico legale:
"Innanzitutto voglio ringraziarla per la Vs. disponibilità riguardo la mia problematica.
Dunque, ricapitolando molto brevemente, in seguito ad un episodio di ebrezza alcolica, son stato accompagnato in un ospedale locale, più esattamente alla A.S.L n° XX di XX (XX) era il 31 03 2007 .
Qui, son stato disintossicato con delle flebo, in pronto soccorso e fin qui direi tutto nella norma.
Poi, in seguito, son stato trasferito nel reparto di Psichiatria, ricordo di aver avuto un colloquio di una mezz'oretta circa, con uno psichiatra ed in ragion di questo colloquio ho firmato, mio malgrado (non ero lucido) un consenso di ricovero volontario.
Da qui è iniziato il mio dramma personale. Son stato curato per una quindicina di giorni con farmaci pesanti, tipo Risperdal, Depakin Chrono, En gocce.
Totalmente in stato confusionale, a mio avviso per i pesanti trattamenti farmacologici che ho subito, son stato dimesso in data 16 04 2007. Innanzitutto voglio ribadire che io non ho mai minacciato nessuno, non ho mai offeso nessuno e tanto meno potevo altresì modo costituire un pericolo per me stesso e per gli altri.
Comunque, una volta dimesso, purtroppo mi è stato consigliato di continuare le cure presso C.S.M. di XX dove abito attualmente.
Un giorno ho avuto un pesantissimo effetto collaterale a causa del Risperdal, i miei familiari spaventati han chiamato la guardia medica che ha sedato questi miei spasmi involontari con del Dialepam.
Il giorno successivo, mi son recato al C.S.M. di Fossano, ho raccontato tutto allo psichiatra che mi stava curando e questi ha sostituito la terapia con Olanzapina compresse orodispersibili.
Alle mie frequenti domande circa gli eventuali effetti collaterali del farmaco in questione, ricevevo sempre risposte molto vaghe e superficiali, secondo lo psichiatra il farmaco non avrebbe avuto particolari effetti collaterali rilevanti, tuttal più avrebbe potuto solo aumentare lievemente l'appetito, questo è quanto mi son sempre sentito dire.
A distanza di due anni circa, sono ingrassato di oltre 25 kg, i valori delle mie transaminasi erano di circa 5 volte oltre i parametri, ho avuto problemi di tachicardia, conati di vomito e nausea, ho vissuto per quasi due anni in un limbo, ho addirittura tentato il suicidio, i miei familiari possono testimoniarlo.
Attualmente son riuscito ad interrompere tutte le cure, da circa un anno non assumo più farmaci e posso dire di star abbastanza bene. Però restano problemi della libido ed un'evidente iperprolattinemia, secondo l'endocrinologa è evidente che i farmaci che ho assunto possano aver causato una significativa riduzione della mia libido, oltre a tutto il resto, purtroppo.
Ora, riassumendo, a distanza di oltre due anni ho richiesto una copia della mia cartella clinica presso l' A.S.L. dove son stato ricoverato e dalla cartella clinica risulterebbe che il mio sarebbe stato un ricovero di tipo urgente, ma com' è che a pag. 6 della stessa cartella clinica, si parla di ricovero volontario e che io stesso avrei richiesto il ricovero volontario ai sensi della legge 23 Dicembre 1978 - N ° 833.
Io non ho richiesto un bel niente, mi han fatto firmare un presunto ricovero volontario in un momento in cui presentavo un livello di Etanolo Screening di circa 2,00 gl., non penso che fossi nella condizione migliore per poter decidere "lucidamente" un mio ricovero volontario, ed in virtù di questo mio ricovero, mi son state fatte tutta una lunga serie di diagnosi, a mio avviso tutte infondate, ma questo è un mio pensiero e ciò che penso io, di fatto, conta poco.
Poi, in seguito, sulla mia cartella clinica è stato scritto urgente, presumo.
A distanza di oltre tre anni ormai, mi chiedo quanto, di tutto ciò che ho subito sia stato giusto, perchè ho dovuto subir tutto ciò e se le diagnosi che mi son state fatte erano giuste, veritiere e soprattutto se l'iter medico nei miei confronti sia stato corretto.
Penso di essermi dilungato sin troppo, talvolta non è facile spiegarsi bene senza risultar un tantino prolisso.
Nel frattempo poi, mi riferisco al periodo 20/09/2010 - 18/10/2010 si è aggiunta l'ulteriore incresciosa vicenda del mio TSO, TSO che mi è stato fatto per il solito motivo, (non ho avuto alternative mi è stato imposto), ero da solo come le ho già anticipato, stavo tornando a casa a piedi, devo essermi appisolato su una panchina e a casa, purtroppo, non ci son tornato, mi son risvegliato legato in SPDC.
Dopo quasi un mese di ricovero poi, son stato dimesso con uno "strano" patto di cure "forzate" al mio domicilio, tralasciando tutto ciò che mi è successo in reparto, durante il mio oserei definire "sequestro". Ma questa è un' ulteriore vicenda e qui mi dilungherei davvero troppo. Avremo modo, spero, di approfondir meglio la cosa in seguito. In attesa di ricevere un ulteriore suo riscontro, colgo l' occasione per porgerle i miei più distinti saluti. In fede"
Questa è una brevissima cronistoria di ciò che ho subito e vissuto, spero di aver un Vs. parere al riguardo.
10/04/2012
Il suo caso si presenta assai complesso e riguarderebbe non solo un inappropriato, a suo dire, ricovero coatto, ma anche una importante terapia psicofarmacologica di supporto.
Devo anticipare che non sarà facile dimostrare che il ricovero le sia stato imposto, anche perché un ricovero finalizzato ad un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) richiede una procedura precisa, con l'avallo clinico di due medici e la convalida del Sindaco; proprio perché, come lei stesso dice, si trovava in stato confusionale, il TSO parrebbe sufficientemente motivato, almeno per un primo ricorso al pronto soccorso; dopodiché, ritornato lucido dopo qualche ora, anche se parzialmente, il trattamento coatto può esser stato trasformato in ricovero volontario.
Se è già in contatto con un medico legale, sarà questi a valutare, di concerto con uno specialista psichiatra, se nei suoi confronti sia stato commesso un abuso.
Se invece non avesse contattato ancora nessuno specialista, la sola cosa che posso suggerirle è quella di consultarsi con uno specialista psichiatra esperto in problemi di colpa medica della sua zona.